joi, septembrie 30, 2004

Tra integrazione e irregolarità, ecco i cantieri romani

Il sindacato degli edili Feneal-Uil pubblica i dati di un'indagine sullo stato d'impiego nell'edilizia della Capitale. Oltre il 32% dei dipendenti è straniero, la Romania prima fornitrice di manodopera. Il sindacato: " Abbattiamo il lavoro irregolare"

Roma, 29 settembre 2004 - Nei cantieri edili di si parla straniero. Secondo i dati resi noti dalla Feneal-Uil nel corso di un convegno 'Lavoro senza frontiere', il 32,75% dei lavoratori del settore edile di Roma e provincia non è italiano, e la maggioranza ha meno di 40 anni. I lavoratori occupati nei cantieri edili, sono 37.972, e di questi 25.536 sono italiani, mentre 12.436 sono stranieri. Francesco Sannino, segretario di Roma e Lazio della Feneal-Uil chiede, sulla base di questa indagine, che "già con il prossimo contratto integrativo della categoria si tenga conto della nuova realtà". Sannino preme infatti sulle "garanzie effettive, per i lavoratori dell'edilizia, di dignità nel lavoro, sicurezza sui luoghi di lavoro e garanzie contrattuali". La Romania è al primo posto tra i Paesi fornitori di mano d'opera (66% del totale); seguono gli operai albanesi (12%) mentre il 9% sono polacchi. Sempre più consistente si fa invece la presenza degli africani. Nel 2004 inoltre, sono già 380 gli operai comuni regolari, 100 quelli qualificati, 115 gli opera specializzati, 15 di IV livello e 6 gli apprendisti. Tunisia e Marocco sono presenti, rispettivamente, con il 39% e il 34% degli operai impiegati sul totale. L'Egitto si colloca al terzo posto con il 13%, segue l'Algeria (6%) e l'Etiopia (4%). Meno diffusa invece la mano d'opera asiatica.

"I lavoratori immigrati", afferma Pino Moretti, segretario Feneal-Uil Roma e Lazio, "rappresentano una ricchezza da tutelare e valorizzare. Per questo serve un patto tra sindacati e imprenditori che li garantisca, sia sul fronte della professionalità a livello previdenziale". Quello di Moretti è un vero e proprio invito all'integrazione e all'abbattimento del fenomeno dell'irregolarità. "Troppo spesso - ha detto - gli immigrati arrivano in Italia con un titolo di studio ma accedono al lavoro nelle qualifiche più basse". Secondo le stime del sindacato, il lavoro irregolare si attesterebbe intorno al 20-30%, concentrato soprattutto nell'edilizia, nei servizi di pulizia e nel commercio.

Al convegno promosso dal sindacato è intervenuto anche il prefetto Achille Serra che ha proposto la propria strategia d'azione. "Sto lavorando per realizzare un coordinamento delle ispezioni nei luoghi di lavoro - ha detto - non si può pensare che l'Inps, le Asl e i carabinieri vadano nei cantieri a fare le verifiche contemporaneamente. Serve - conclude - un istinto collaborativo".

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